| 185830 | |
| IDG901503406 | |
| 90.15.03406 - Ist. Doc. Giur. / CNR - Firenze
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| Zerboni Fabrizio
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| Sulla necessarieta' del "patto processuale" in caso di scissione del
giudizio sull' "an" da quello sul "quantum"
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| Nota a Trib. Milano 23 febbraio 1989
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| Giur. merito, an. 22 (1990), fasc. 4-5, pt. 1, pag. 774-780
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| (Bibliografia: a pie' di pagina o nel corpo del testo)
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| D4162; D3070
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| Nella materia del risarcimento dei danni la dottrina prevalente e la
giurisprudenza ritengono inammissibile la separazione dei giudizi di
accertamento dell' esistenza del danno e della liquidazione di esso,
a mezzo che il convenuto accetti la scissione dei giudizi e/o non vi
si opponga. In realta', non e' corretto subordinare la domanda dell'
attore di separazione dei giudizi sull' an e sul quantum, sia essa
fatta sin ab initio che in corso di causa, ad un "patto processuale"
con il convenuto, in quanto cio' contrasterebbe con il principio
della domanda e di conseguenza con il principio della corrispondenza
tra chiesto e pronunziato, principi cardine dell' attuale processo
civile. Per quanto riguarda, in particolare, la possibilita' che l'
attore, che originariamente avesse domandato una condanna specifica
(an e quantum), possa mutare il proprio atteggiamento processuale
riducendola alla sola condanna generica (an), e' da dire che tale
possibilita' sia ammissibile in considerazione del disposto dell'
art. 184 c.p.c., che consenta appunto la modificazione della domanda.
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| art. 184 c.p.c.
art. 278 c.p.c.
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