| L' A. esamina nell' articolo la complessa e magmatica situazione
nella quale varie figure educative si collocano, l' istanza dell'
interscambio tra dette figure, la indefinita linea di demarcazione
tra i contenuti delle singole professionalita'. Nell' area
assistenziale, intesa in senso lato, le figure educative si sono
moltiplicate e gli effettivi contenuti di esse sfuggono, prevale una
notevole difficolta', in un contesto del genere, di individuare e di
indicare i veri educatori. Egli ritiene che, a fronte di una miriade
tanto vasta di figure educative e similari, sia necessaria la
riconduzione di tali figure a quella di un educatore che riassuma in
se in canoni classici dell' educatore professionale il quale, secondo
l' A., e' un operatore che interviene nei confronti dei soggetti con
"intenzionalita'" caratterizzandosi, in siffatto modo, per la
scientificita' e le metodologie d' intervento e distinguendosi quindi
da altri operatori che, nella relazionalita' intersoggettiva, spesso
non hanno consapevolezza educativa. Secondo l' A. l' educatore delle
carceri deve possedere una professionalita' che gli consenta di
formulare validi progetti di organizzazione a livello
risocializzante. E' vero che certe caratteristiche dell' educatore
dianzi accennato sono spesso riscontrabili in altre categorie di
operatori sociali ma e' altresi' vero che dette caratteristiche si
perculiarizzano a contatto con l' utenza particolarissima dei
detenuti e con frequenza si configurano nella loro necessita'. Da
tali aspetti professionali specifici l' A. parte per affermare la
assoluta necessita' di una peculiare formazione che consenta in
concreto di cogliere determinate problematiche in un contesto
personalistico talvolta nebuloso.
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