| 192760 | |
| IDG910904937 | |
| 91.09.04937 - Ist. Doc. Giur. / CNR - Firenze
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| Richiello Giampietro
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| Sul giudizio in contumacia per i reati di diserzione e di mancanza
alla chiamata
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| Osservazione a C. Cost. 22 ottobre 1990, n. 469
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| Cass. pen., an. 31 (1991), fasc. 4, pt. 1, pag. 540-542
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| (Bibliografia: a pie' di pagina o nel corpo del testo)
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| D5511; D624
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| L' art. 377 c.p.mil.p., dichiarato costituzionalmente illegittimo con
la sentenza annotata, prevedeva che non si potesse procedere al
giudizio in contumacia per i reati di diserzione e di mancanza alla
chiamata in permanenza di reato, cioe' fino all' arresto o alla
volontaria costituzione del militare. Successivamente alla sentenza
della Corte Costituzionale n. 503/1989, la disciplina dell' arresto
in flagranza per i reati militari e' quella comune, per cui, essendo
in relazione alla pena detentiva stabilita, non era consentito l'
arresto in flagranza per detti reati. Ne risultava, quindi, un'
ingiustificata impunita' per il militare che avesse protratto lo
stato di arbitraria assenza e una disparita' di trattamento nei
confronti di quei militari che si fossero ripresentati spontaneamente
all' autorita' militare e verso i quali era possibile procedere al
giudizio.
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| art. 377 c.p.mil.p.
C. Cost. 15 novembre 1989, n. 503
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