| La complessa problematica che scaturisce dal tema "Direttore e forze
sociali", suppone un quadro di riferimento che include considerazioni
giuridiche, etiche e sociologiche che l' A. richiama alla comune
attenzione per giungere, quindi, alla formulazione di alcuni ambiti
di forte ed incisivo impegno applicativo. Nel lavoro viene posto il
problema delle funzioni e del ruolo professionale del Direttore
penitenziario a cui la vigente normativa demanda il non facile
compito di coordinare la complessa attivita' gestionale dell'
istituto. Dall' analisi emerge una figura "nuova" atipica, che deve
provvedere, operando in conformita' alle prospettive innovative della
riforma carceraria, ad assicurare un equilibrato rapporto tra
legalita' ed istanze di umanita' rispettosa delle vicende della
popolazione detenuta. Vengono segnalate oggettive carenze e additate
necessarie verifiche alla luce dei riferimenti dottrinali e delle
esperienze sempre in divenire, proprie della mobilita'
socio-culturale. L' attenzione viene inoltre rivolta agli operatori
penitenziari. Vengono, in ultimo, propiziati i doverosi interventi
volti ad una razionalizzazione dei rapporti tra le varie categorie di
operatori, ad una meglio definita individuazione dei rispettivi ruoli
in ordine alle finalita' dell' esecuzione penale, nonche' al
necessario adeguamento dei livelli di reclutamento e di
professionalita', in armonia con la natura dei compiti affidati ai
penitenziaristi dalle leggi di riforma. Solo sulla scorta di tali
presupposti, secondo l' A., potra' affermarsi una mentalita' adeguata
ai tempi che sviluppi uno stile nuovo e metodologicamente piu'
produttivo del servizio di direzione e gestione degli Istituti di
pena.
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