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Documento


201664
IDG931201311
93.12.01311 - Ist. Doc. Giur. / CNR - Firenze
Cassese Sabino
La riforma costituzionale in Italia
Riv. trim. dir. pubbl., (1992), fasc. 4, pag. 889-909
(Bibliografia: a fine articolo o capitolo)
D021; D0110; D01114; D870
La recente istituzione della Commissione parlamentare per le riforme istituzionali, su cui grava il compito di riscrivere la parte seconda della Costituzione del 1948, rappresenta una nuova, rilevante fase del dibattito costituzionale, iniziato circa 25 anni or sono. L' A. "rilegge" tale dibattito alla luce delle vicende politico-istituzionali intervenute nel corso dello sviluppo della Costituzione repubblicana. In primo luogo, individua le motivazioni storico-politiche che indussero l' Assemblea costituente a varare l' attuale disegno istituzionale. In secondo luogo, ripercorre il quarantennio successivo all' entrata in vigore della Costituzione, caratterizzato, in una prima fase, dal congelamento e dalla lentissima attuazione della stessa e, a partire dal 1970, dalla rilettura della Costituzione in termini di "centralita' del Parlamento". In terzo luogo, pone in evidenza le attuali disfunzioni istituzionali ed esamina le proposte di riforma. Distorsioni ed inefficienze riguardano, in massima parte, il rapporto tra Parlamento e Governo e quello tra corpo elettorale e partiti. Tali inconvenienti costituiscono indice di una "democrazia bloccata", di un sistema alterato a causa delle errate politiche istituzionali. Per ovviare alla situazione creatasi, non e' sufficiente una correzione del sistema, cioe' una riforma nella Costituzione, ma occorre una riforma della Costituzione. Le proposte di riforma dei maggiori partiti ruotano interno a tre questioni: la limitazione del fenomeno del "multipartitismo", la limitazione dell' "eccesso di sovranita' parlamentare", l' eliminazione dell' instabilita' governativa. Sono assenti dal dibattito costituzionale, pero', i problemi relativi ai "contropoteri" ed ai "rami bassi" delle istituzioni. Un serio tentativo di riforma, inoltre, deve necessariamente tener conto dell' influenza del Trattato sull' Unione Europea in ordine alla struttura istituzionale dei Paesi firmatari.
Centro diretto da E. D'Elia - IDG Firenze



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