| La recente istituzione della Commissione parlamentare per le riforme
istituzionali, su cui grava il compito di riscrivere la parte seconda
della Costituzione del 1948, rappresenta una nuova, rilevante fase
del dibattito costituzionale, iniziato circa 25 anni or sono. L' A.
"rilegge" tale dibattito alla luce delle vicende
politico-istituzionali intervenute nel corso dello sviluppo della
Costituzione repubblicana. In primo luogo, individua le motivazioni
storico-politiche che indussero l' Assemblea costituente a varare l'
attuale disegno istituzionale. In secondo luogo, ripercorre il
quarantennio successivo all' entrata in vigore della Costituzione,
caratterizzato, in una prima fase, dal congelamento e dalla
lentissima attuazione della stessa e, a partire dal 1970, dalla
rilettura della Costituzione in termini di "centralita' del
Parlamento". In terzo luogo, pone in evidenza le attuali disfunzioni
istituzionali ed esamina le proposte di riforma. Distorsioni ed
inefficienze riguardano, in massima parte, il rapporto tra Parlamento
e Governo e quello tra corpo elettorale e partiti. Tali inconvenienti
costituiscono indice di una "democrazia bloccata", di un sistema
alterato a causa delle errate politiche istituzionali. Per ovviare
alla situazione creatasi, non e' sufficiente una correzione del
sistema, cioe' una riforma nella Costituzione, ma occorre una riforma
della Costituzione. Le proposte di riforma dei maggiori partiti
ruotano interno a tre questioni: la limitazione del fenomeno del
"multipartitismo", la limitazione dell' "eccesso di sovranita'
parlamentare", l' eliminazione dell' instabilita' governativa. Sono
assenti dal dibattito costituzionale, pero', i problemi relativi ai
"contropoteri" ed ai "rami bassi" delle istituzioni. Un serio
tentativo di riforma, inoltre, deve necessariamente tener conto dell'
influenza del Trattato sull' Unione Europea in ordine alla struttura
istituzionale dei Paesi firmatari.
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