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Documento


201808
IDG931501455
93.15.01455 - Ist. Doc. Giur. / CNR - Firenze
Devoto Marco
Contro il nuovo codice di procedura penale
Giur. merito, an. 25 (1993), fasc. 1, pt. 4, pag. 288-300
(Bibliografia: a pie' di pagina o nel corpo del testo)
D68
Un codice immorale e atecnico, come la volonta' politica che lo ha imposto, contro l' interesse della convivenza civile e la tradizione giuridica del nostro Paese. Codice della mera evidenza, caratterizzato da un alto grado di burocratismo, che sublima il vizio storico dei giuristi: il formalismo. Consente solo giudizi su vicende circoscritte, con tempi e formalita' inutilmente onerosi; impedisce la ricerca della prova nei reati complessi, abrogando figure criminose. Introduce una illimitata discrezionalita' dell' azione penale, creando una condizione di denegata giustizia in forma istituzionale. Subordina il processo all' iniziativa della Procura Generale; nega la centralita' del dibattimento; conclude la funzione sociale del Pretore. Rito di stampo tribale, in cui la prova e' assunta nella forma piu' primitiva ed incerta, e il documento si trasforma nel racconto del ricordo del documento. Finzione scenica, che nega il concetto di verita' come valore fondante della giurisdizione; non costruisce una struttura conoscitiva della realta', ma si sostituisce da se' alla realta' stessa. Al giudice non si chiede piu' l' intelligenza, ma solo di adeguare la legge alle richieste delle parti. E' un modello di manipolazione delle coscienze. Frutto del disegno politico di delegittimare il potere giudiziario, e della presunzione di una cultura dominante, che persegue modelli lontani, gia' in crisi nei Paesi di origine, incurante del prezzo imposto alla societa' civile. Strumento teoricamente progressista, che opera in modo reazionario, ratificando la mera prevalenza del piu' forte. Sanziona la crisi del concetto stesso di stato, vanificando il rapporto tra giustizia e diritto. Il tentativo possibile e' dimostrare capacita' di resistenza culturale, recuperare i valori della giurisdizione, ricercare un' efficienza nel lavoro quotidiano.
l. 16 febbraio 1987, n. 81 d.p.r. 22 settembre 1988, n. 447



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