| Il sistema previdenziale italiano, in un futuro ormai prossimo, non
sara' piu' in grado di garantire adeguate prestazioni, a partire dai
trattamenti pensionistici. D' altro canto, in materia
lavoristico-previdenziale emerge pressante l' opportunita' di non
sanzionare ipotesi di ormai scemata rilevanza sociale, quelle
fattispecie da piu' parti definite, a torto od a ragione, "crimini da
galantuomini". Occorre agire in aderenza alle mutate concezioni
etiche e socio-economiche e prendere atto del generalizzato rifiuto
nei confronti dell' obbligazione contributivo-previdenziale. E'
necessario, allora, rivedere radicalmente la struttura dell' intero
sistema e lo stesso ruolo svolto dallo Stato nell' ambito della
sicurezza sociale per stabilire quale peso debba assumervi la
previdenza integrativa ed individuale. Considerato che la previdenza
privata non confligge certamente con i principi costituzionali, nello
sforzo di ricerca di rimedi strutturali definitivi ai guasti del
sistema previdenziale pubblico, l' orientamento verso la previdenza
integrativa, quale secondo livello di protezione, raccordato con
quello di base atto a garantire prestazioni generali omogenee a tutti
i lavoratori, e' oggi un dato reale, destinato a prevalere a motivo
dell' irreversibile situazione critica del sistema
ordinamentalistico-previdenziale pubblico, su quella che e' stata
definita la stratificazione storica di una serie di ordinamenti
protettivi, resistenti ad ogni tentativo di sostanziale innovazione
per la logica di resistenza alle aspettative acquisite o promesse a
vantaggio di singoli o di gruppi.
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