| L' A. osserva che nell' opera di Sciascia "Morte dell' inquisitore"
il tema e' lo stesso della tragedia greca: l' impossibilita' di
ridisegnare il tessuto del mondo. Tuttavia il dubbio sulla
ingiustizia di Dio e' integralmente umano e l' "onere della prova"
viene assunto da quelle istituzioni terrene che affermano di
incarnare l' ordine e la giustizia. Ritornano qui le ossessioni e i
dubbi di altri scrittori, come Dostoevskij e Camus, le dimostrazioni
dei teorici dell' assolutismo, come Bodin, le suggestive e
sarcastiche conclusioni della commedia di Shakespeare "Misura per
misura", l' amaro pessimismo delle "commedie tragiche" di
Duerrenmatt, il drammatico sentimento del potere presente nelle opere
di Calderon, di Hofmannsthal, di Grillparzer, di Beckett, di Kafka.
In conclusione, tutti questi autori, volendo misurare la giustizia
umana, si trovano a misurare quella divina, perche' quando ci si
interroga sul senso del diritto non si puo' evitare di incontrarsi
con la metafisica della teodicea.
| |