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| IDG930603699 | |
| 93.06.03699 - Ist. Doc. Giur. / CNR - Firenze
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| Serino Roberto
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| Nota a App. Roma 28 aprile 1992, n. 1040
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| Riv. not., an. 46 (1992), fasc. 5, pt. 2, pag. 1289-1292
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| (Bibliografia: a fine articolo o capitolo)
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| D312200; D302
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| La sentenza in commento offre all' A. lo spunto per affrontare un
tema molto discusso in dottrina e giurisprudenza, quello della
validita', alla luce del divieto di cui all' art. 458 c.c., del
divieto delle clausole statutarie che mirano a disciplinare la sorte
della partecipazione di ciascun socio dopo la sua morte. Nel caso di
specie si trattava di una societa' per azioni. La sentenza s'
incentra sul contrasto della clausola statutaria con il divieto di
patti successori. Secondo l' A., invece, sarebbe stato molto piu'
convincente il richiamo alla differente disciplina della circolazione
delle partecipazioni sociali nelle societa' di persone rispetto alle
societa' di capitali. Secondo l' A., nel caso in esame la clausola
pone in essere un implicito divieto assoluto di trasferimento mortis
causa, in contrasto con il principio inderogabile di cui all' art.
2355 c.c., che ammette particolari limitazioni al trasferimento delle
azioni, ma mai un divieto assoluto.
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| art. 2355 c.c.
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| Ist. per la documentazione giuridica - Firenze
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