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Documento


204206
IDG930803853
93.08.03853 - Ist. Doc. Giur. / CNR - Firenze
D' Andrea Luigi
Diritto di difesa, procedimento direttissimo per i reati a mezzo stampa e bilanciamento di valori costituzionali
Diritto e societa', (1993), fasc. 1-2, pag. 371-397
(Bibliografia: a pie' di pagina o nel corpo del testo)
D0402; D501050; D625; D68
Lo scritto muove da un esame critico della sentenza n. 68/1991 della Corte Costituzionale, che ha dichiarato la illegittimita' per eccesso di delega dell' art. 233 disp. att. c.p.p., prescrivente il rito direttissimo per i reati a mezzo stampa. Se, per un verso, della pronunzia si condivide il dispositivo, per l' altro verso se ne denuncia l' insufficienza nella parte motiva, dovuta all' assorbimento degli ulteriori (e sostanziali) profili di incostituzionalita' denunziati dai giudici "a quibus", e tale da ridurre l' ambito di operativita' del giudicato costituzionale. In una prospettiva piu' ampia, si procede ad una ricostruzione della fisionomia assunta nel nuovo codice di procedura penale del rito direttissimo, mostrando la compressione del diritto di difesa rappresentata dall' omissione dell' udienza preliminare, giustificata soltanto per fattispecie ad evidenza probatoria oggettivamente qualificata; si sottolinea, altresi', la "posizione privilegiata" riconosciuta nel nostro ordinamento alla liberta' di stampa, che esige percio', nell' operazione di bilanciamento dei valori costituzionali, un maggior rigore anche in ordine alle garanzie processuali, delle quali si rileva l' incidenza sul piano sostanziale
art. 233 disp. att. c.p.p.
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