| Viene ripercorsa la vicenda normativa del diritto premiale nell'
ordinamento penale italiano, ricercandone il fondamento
teorico-pratico e la relazione tra diritto sostanziale e diritto
processuale, fino all' ingresso della premialita' nel nuovo codice di
procedura penale mediante gli istituti del patteggiamento sul rito e
del patteggiamento sulla pena, che l' A. analizza alla luce degli
interventi della Corte Costituzionale. Con il d.l. 306/1992, il
diritto premiale e' entrato anche nel campo della esecuzione penale.
Al di la' di ogni polemica fra i poli opposti del garantismo e della
repressione, la fattispecie premiale deve trovare una sua stabile
collocazione, afferma l' A., nell' ordinamento penal-processuale, ed
e' destinata a giocare un ruolo centrale proprio nei reati
associativi o di trama, strutturandosi a seconda dell' entita' del
ravvedimento e della collaborazione e in relazione alla specificita'
delle varie organizzazioni criminose (criminalita' politica, mafia,
camorra, criminalita' di massa). Una cosa appare certa, conclude l'
A.: ravvedimento e norma premiale, emersi progressivamente, per forza
di cose, dal limbo normativo in cui erano rimasti relegati, non
possono piu' essere espulsi, "cessato il bisogno", dal nostro
ordinamento.
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