| Viene proposta un' analisi negativa della politica agricola italiana.
Si e' voluto, per pure e contingenti ragioni politiche, cercare di
mantenere strutture che, economicamente e socialmente, erano
inadeguate. Richiamata la massima cinese secondo cui mille botteghe
di fabbroferraio non sostituiscono una acciaieria, l' A. rileva
negativamente come si sia preteso di continuare a mantenere in piedi,
con mille puntelli, una struttura agricola micronizzata, che ormai
non aveva piu' ragione di esistere come tale, con una pervicacia
conservativistica legata solo ad interessi di parte. Dall' analisi
comparativa della struttura delle aziende agricole dei Paesi
sviluppati e di quelle italiane e' possibile accertare piu' in
profondita' il disastro della situazione strutturale del nostro
comparto agricolo. Per promuovere l' evoluzione della nostra
agricoltura, l' A. illustra i contenuti di due azioni politiche
complementari: stabilire le condizioni migliori per il riaccorpamento
del territorio utile per l' impresa agraria, eliminando le cause e
gli effetti di un eccessivo funzionamento; distinguere gli
"agroimprenditori" dagli "agroartigiani" e stabilire politiche
differenti per le due categorie di produttori, favorendo, con
modalita' specifiche, il loro sviluppo ed il loro mercato.
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