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| IDG941501472 | |
| 94.15.01472 - Ist. Doc. Giur. / CNR - Firenze
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| Ronco Alberto
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| Da Roscellino all' uso delle forbici: appunti sull'
(in)ammissibilita' dell' impugnazione "uno actu" di una pluralita' di
sentenze
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| Nota a Cass. sez. I civ. 13 gennaio 1993, n. 312
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| Giur. it., an. 146 (1994), fasc. 1, pt. 1A, pag. 89-98
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| (Bibliografia: a pie' di pagina o nel corpo del testo)
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| D4141; D420
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| Secondo la massima della sentenza annotata "e' inammissibile un'
unica impugnazione contro diverse sentenze, ancorche' fra le stesse
parti, al di fuori dei casi espressamente previsti dalla legge e dei
casi di unitarieta' del rapporto processuale". L' A., rilevato un
sottilissimo filo che sembra legare, dopo nove secoli, il principio
di diritto affermato dalla Cassazione al pensiero del filosofo
nominalista Roscellino di Compiegne, secondo cui le parti di una cosa
non avrebbero un proprio connotato di realta', parafrasa cosi' il
principio espresso dalla Cassazione: l' atto processuale che
racchiuda l' impugnazione contro piu' di una sentenza e, quindi, che
contenga piu' di una impugnazione, non equivale alla somma di piu'
atti di impugnazione; le parti in cui quell' atto potrebbe scindersi
non hanno una loro realta' nel mondo giuridico ma, quali semplici
nomi, connotano sempre e soltanto quell' unico ed ibrido atto
complesso, il quale a sua volta, sconosciuto all' ordinamento nella
sua anomala eccessivita', non sarebbe idoneo a fondare un
procedimento che possa portare al giudizio sulle decisioni impugnate.
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| art. 273 c.p.c.
art. 274 c.p.c.
art. 335 c.p.c.
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