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214104
IDG941506435
94.15.06435 - Ist. Doc. Giur. / CNR - Firenze
Catarinella Piermauro
Ancora in tema di equa riparazione per ingiusta detenzione
Nota a ord. App. Venezia 16 dicembre 1993
Giur. merito, an. 26 (1994), fasc. 4-5, pt. 2, pag. 675-677
(Bibliografia: a pie' di pagina o nel corpo del testo)
D637; D644
Nel commentare l' ordinanza in epigrafe, l' A. ne plaude il contenuto, innovativo e pragmatico rispetto a precedenti interpretazioni giurisprudenziali e, da buon conoscitore della materia, ne sottolinea gli aspetti piu' salienti. L' A. riconferma che trattasi di un vero e proprio diritto soggettivo di ordine pubblicistico non avente carattere risarcitorio sulla cui richiesta il giudice di merito deve operare, sia a fini valutativi che decisivi, con metro equitativo e non limitarsi, pertanto, a pure e semplici operazioni aritmetiche. Il giudizio di equita' deve essere inteso come "giustizia del caso concreto", ottenuta tramite un adattamento dei principi giuridici alla peculiarita' della fattispecie da esaminare e che implica una valutazione piu' libera ed elastica di quanto possa scaturire normalmente dalle sole norme di diritto, tenendo presente ogni elemento, sia di natura soggettiva che oggettiva, che, prudentemente apprezzato dal giudice di merito, possa permettergli di giungere ad una equa determinazione del "quantum" liquidabile. Mentre la Corte d' Appello di Venezia ritiene non debba attribuirsi alcuna rilevanza a quelle soggettivazioni relative alla collocazione sociale del soggetto interessato, alla sua minore o maggiore sensibilita' alla privazione della liberta' -e cio' in linea con il principio sancito dall' art. 3 Cost.- l' A., ulteriormente elaborando il discorso di procedimento "equitativo", espone la tesi che di tal diversita' debbasi invece tener conto, proprio perche' conseguenze diverse possono prodursi a carico di soggetti tra di loro "diversi".
art. 3 Cost. art. 314 c.p.p. art. 315 c.p.p.



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