| Il 1993 si presenta come l' anno della svolta, almeno a livello
normativo, in materia di cultura della valutazione nella p.a. Per la
prima volta sono stati delineati, in modo concreto, meccanismi e
strumenti per traghettare l' amministrazione dal formalismo
burocratico ad un ragionevole equilibrio tra garanzie giuridiche e
realizzazione degli scopi per i quali l' amministrazione stessa e'
creata. Il primo strumento e' l' introduzione del controllo di
gestione -ossia di un sistema di verifica dell' efficienza e dei
risultati di derivazione privatistica- nel settore pubblico, con gli
adattamenti del caso. Il secondo e' la piu' soddisfacente
configurazione dell' istituto della responsabilita' dei dirigenti per
i risultati, introdotto sulla carta con il d.p.r. 748/1972, ma mai
decollato per ragioni molteplici. Il saggio analizza dal punto di
vista giuridico la nuova normativa, tenendo presenti, per altro, i
concetti di scienza dell' amministrazione e delle scienze
aziendalistiche che ne costituiscono il presupposto. Innanzi tutto,
e' messo a fuoco l' oggetto giuridico del controllo di gestione nelle
pubbliche amministrazioni. Poi, e' evidenziato che il medesimo
oggetto e' proprio dell' istituto della responsabilita' dirigenziale.
Per altro, l' A. rileva come le norme rilevanti -ben sei nel solo
d.lg. 29/1993- siano mal coordinate fra loro, cosi' che solo l'
interpretazione sistematica consente di superare le disomogeneita'
linguistiche che caratterizzano le diverse disposizioni. Ancora e'
messa a fuoco la natura della responsabilita' dirigenziale, piu'
vicina alla responsabilita' manageriale in certe amministrazioni e
alla responsabilita' politica in altre. Infine, sono descritti il
sistema organizzativo e le metodologie per il controllo di gestione
nelle pubbliche amministrazioni, nonche' procedure e misure per la
responsabilita' dirigenziale.
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