| Viene esaminata l' evoluzione della nozione di diritto agrario in
Italia, dall' epoca dell' unificazione: dal diritto agrario inteso
come diritto fondiario e, quindi, come branca del diritto civile,
alla unificazione dei codici di commercio e civile del 1942 e alla
formulazione dell' art. 2135 c.c., che specifica l' ipotesi dell'
imprenditore agricolo e il diritto agrario e' il diritto dell'
impresa agricola. I cambiamenti verificatisi sul piano produttivo,
economico, tecnologico dagli anni '50 hanno messo in crisi la
centralita' della terra. L' A. analizza i contenuti delle scuole di
pensiero che si propongono di cogliere diversi elementi distintivi
dell' attivita' agricola. La corrente di pensiero che incentra l'
attenzione sul ciclo biologico degli esseri vegetali ed animali, e
per la quale il diritto agrario e' il diritto dell' impresa che "cura
il ciclo biologico". La dottrina che, ponendo limiti al criterio del
ciclo biologico, non ritenendo di poter estendere la nozione di
agricoltura anche agli allevamenti di gatti, animali da pelliccia o
addirittura di lombrichi, riconduce il diritto agrario al diritto
dell' impresa agricola svolta sul fondo. La dottrina che ricollega le
moderne attivita' di allevamento alla tradizione ed al passato,
individuando il diritto agrario della produzione agricola
territoriale. La dottrina, infine, che pone particolare attenzione al
momento del mercato agricolo, per la quale il diritto agrario e' il
diritto dell' impresa diretta alla cura di esseri viventi animali e
vegetali la cui immissione sul mercato, quali prodotti agricoli, e'
governata dalle leggi economiche di King e di Engel. L' A.
approfondisce l' esame di questa teoria ed evidenzia le implicazioni
che da essa derivano, con lo spostare l' attenzione dalla proprieta'
fondiaria e dai contratti agrari alla organizzazione dei beni da
parte dell' imprenditore agricolo.
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