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Documento


216030
IDG951501620
95.15.01620 - Ist. Doc. Giur. / CNR - Firenze
Fiandaca Giovanni
La mafia come ordinamento giuridico. Utilita' e limiti di un paradigm
Relazione svolta in occasione della lettura critica del volume di Diego Gambetta "La mafia siciliana. Un' industria della protezione privata", Universita' di Pisa, 22 aprile 1994
Foro it., an. 120 (1995), fasc. 2, pt. 5, pag. 21-28
(Bibliografia: a pie' di pagina o nel corpo del testo)
D51310; F6014
L' A. affronta il tema in questione, richiamando il pensiero di Santi Romano sulla pluralita' degli ordinamenti giuridici, nel cui ambito sarebbe possibile inserire persino una "associazione a delinquere". Ritiene azzardato far risalire a questo giurista la responsabilita' teorico-ideologica di un atteggiamento politico-culturale tradizionalmente incline, nel nostro Paese, a venire a patti con la mafia. Esaminate le motivazioni che inducono i magistrati a far uso sempre piu' frequente dell' equazione mafia; ordinamento giuridico, l' A. ritiene che la mafia come ordinamento giuridico sia teoricamente sostenibile, e che questa tesi possa essere utilizzata per scopi diversi, compreso l' obiettivo di rafforzare strategie di lotta a carattere giudiziario o militare. Conclusivamente l' A. non ritiene che l' equazione mafia; ordinamento giuridico, come tematizzata all' interno della tradizionale teoria della pluralita' degli ordinamenti giuridici, offra un paradigma interpretativo piu' valido per cogliere i connotati del fenomeno. Si prospetta, forse, piu' promettente un approccio teorico di tipo antropologico-giuridico: che cioe' non si limiti a ricondurre la mafia allo schema dell' ordinamento giuridico autonomo, ma ne indaghi al tempo stesso in profondita' radici storico-culturali, funzioni sociali e funzioni economiche.



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