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| IDG951502805 | |
| 95.15.02805 - Ist. Doc. Giur. / CNR - Firenze
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| Di Paola S.
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| Osservazione a Cass. sez. III civ. 1 giugno 1994, n. 5366
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| Foro it., an. 120 (1995), fasc. 4, pt. 1, pag. 1285-1288
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| (Bibliografia: a pie' di pagina o nel corpo del testo)
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| D30710
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| La sentenza annotata sembra segnare il definitivo superamento dell'
orientamento giurisprudenziale che delimitava in modo assai
restrittivo le condizioni in cui un soggetto potesse assumere la
qualita' di sorvegliante, con riguardo alle controversie per il
risarcimento dei danni cagionati da persone incapaci. La massima
della sentenza afferma che "rispondono del fatto illecito commesso
dall' incapace, maggiore di eta', i genitori che con lui convivono e
coabitano". L' A. ripercorre le tappe dell' elaborazione
giurisprudenziale sviluppatasi attorno alla nozione di "sorvegliante"
ex art. 2047 c.c. Esamina, quindi, i contrastanti indirizzi della
giurisprudenza sull' individuazione dei soggetti tenuti alla
sorveglianza di infermi di mente, dopo la riforma di cui alla l.
180/1978, affidati a strutture pubbliche, in relazione a fatti di
danno posti in essere da costoro.
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| l. 13 maggio 1978, n. 180
art. 2047 c.c.
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