| L' A. prende spunto dalla vicenda del Bosco Bello, per evidenziare il
grande "potere di veto" del movimento ambientalistico. A questo
"potere di veto", tuttavia, non corrisponde un potere altrettanto
forte per far attuare adeguate politiche "positive" di salvaguardia
dell' ambiente e prevenzione degli inquinamenti. L' A. evidenzia l'
opportunita' di un percorso politico diverso che possa trasformare il
"potere di veto" in capacita' di ottenere il consenso politico,
economico e sociale necessario per sviluppare politiche ambientali
veramente efficaci e moderne. Con un esempio scherzoso, come afferma
l' A., i Verdi potrebbero "vendere" il Bosco Bello al Governo, alla
Regione Lombardia o alla "Formula 1" e pretendere contropartite
concrete come l' avvio dell' Agenzia nazionale e delle Agenzie
regionali per la protezione dell' ambiente; l' introduzione di misure
di fiscalita' ambientale; l' assunzione da parte della grande
industria di impegni per il miglioramento della qualita' ambientale
dei processi produttivi. L' esempio serve per dimostrare che l'
ambiente non si tutela con gli slogan, ne' solo con battaglie di
principio. Occorre capacita' di proposta, di cui l' A. traccia alcune
linee.
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