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| IDG950903391 | |
| 95.09.03391 - Ist. Doc. Giur. / CNR - Firenze
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| Carcano Domenico
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| Reati ministeriali: necessita' di una legge che chiarisca competenze
e disciplina da applicare
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| Nota a Cass. sez. I pen. 4 marzo 1994
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| Cass. pen., an. 34 (1994), fasc. 11, pag. 2720-2722
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| (Bibliografia: a pie' di pagina o nel corpo del testo)
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| D02138; D6023
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| La decisione annotata conferma la soluzione interpretativa accolta
dalla Corte Costituzionale con la sentenza n. 265/1990, secondo la
quale l' art. 3 comma 2 l. 219/1989 e' da intendere nel senso che la
trasmissione degli atti al Procuratore della Repubblica e' prescritta
"non perche' questi provveda allo svolgimento di tutta l' attivita'
conseguente alla concessa autorizzazione", bensi' perche' partecipi,
esercitando le funzioni che in tale ambito gli sono riconosciute,
all' attivita' di esclusiva competenza del collegio di cui all' art.
7 l. cost. 1/1989. Tale opzione interpretativa comporta che il
collegio, per svolgere le proprie funzioni, assimilabili a quelle del
giudice istruttore, non puo' che applicare la disciplina processuale
previgente. Rilevata la scarsa chiarezza del testo normativo per
quanto riguarda competenze e disciplina applicabili al procedimento
per reati ministeriali, l' A. evidenzia come la soluzione accolta sia
apparsa alla Cassazione normativamente obbligata, e la
sollecitazione, con la decisione stessa, di un intervento legislativo
chiarificatore denota che i giudici di legittimita' considerano l'
ultrattivita' del codice di procedura penale del 1930 non del tutto
convincente.
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| art. 7 l. cost. 16 gennaio 1989, n. 1
art. 9 l. cost. 16 gennaio 1989, n. 1
art. 3 l. 5 giugno 1989, n. 219
art. 51 c.p.p. 1930
art. 28 c.p.p.
C. Cost. 25 maggio 1990, n. 265
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