| 218252 | |
| IDG951503842 | |
| 95.15.03842 - Ist. Doc. Giur. / CNR - Firenze
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| Bozza M.
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| Osservazione a Trib. Venezia 14 febbraio 1994
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| Foro it., an. 120 (1995), fasc. 5, pt. 2, pag. 321-323
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| (Bibliografia: a pie' di pagina o nel corpo del testo)
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| D538; D2191; D31212; D302
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| La sentenza annotata afferma che non risponde, per gli illeciti
tributari accertati a carico di una societa' in accomandita semplice,
l' erede dell' unico accomandatario che non ha rinunciato all'
eredita'. Il Tribunale giunge a questa conclusione sul rilievo che il
coniuge dell' unico socio accomandatario di una societa' in
accomandita semplice non acquista automaticamente la qualita' di
socio, ed "a fortiori" non subentra nella posizione di
accomandatario, per non aver rinunciato all' eredita' del coniuge
deceduto. L' acquisto della qualita' di socio e, quindi, la
continuazione della societa' possono derivare da un accordo "inter
vivos", anche risultante da fatti concludenti. L' A. esamina la
questione attraverso un' indagine giurisprudenziale e dottrinale
sulla continuazione della societa' "iure hereditario" e sulla
responsabilita' dell' erede.
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| art. 2322 c.c.
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