| Inquadrate nell' ambito dei delitti politici le manifestazioni
delinquenziali comunemente definite col termine di Tangentopoli, l'
A. rileva come alla storica tradizione di benevolenza giudiziaria e
di tolleranza "culturale" verso il versante governativo si sia venuta
a contrapporre una radicale inversione di tendenza. Oggi operano
congegni di violenta dissuasione: il primo ed unico grado di giudizio
si articola attraverso la troica coercizione-confessione-liberazione,
con il deposito degli atti nelle redazioni de giornali e con la pena
accessoria dell' esibizione dell' accusato in udienze rese sempre
piu' pubbliche da onnipresenti telecamere specializzate. Una
particolare procedura, incentrata sulla collaborazione degli
imputati, di fatto resa obbligatoria, collega questa repressione a
quella organizzata contro l' eversione armata. La seconda parte dell'
Editoriale si incentra sulla analisi delle cause della "voglia di
forca, di vendetta sociale, di giustizia sommaria, anche con tormenti
inflitti agli inquisiti". La risposta va ricercata nel divorzio tra
cultura progressista e garantismo, in cui alla crisi politica della
sinistra si cerca di rispondere con le crociate moralistiche guidate
da onnipotenti magistrati in lotta contro le emergenze criminali.
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