| Nel caso di specie, la moglie separata chiede al Tribunale la
convalida del sequestro conservativo della meta' del conto corrente
cointestato con il marito, con il quale si trovava in regime
patrimoniale di separazione dei beni. Contestualmente richiede al
giudice la condanna del marito al pagamento della somma in questione,
assumendo che, essendo il conto cointestato, la proprieta' dello
stesso doveva ritenersi comune. Il Tribunale ha rigettato le domande
della parte attrice, in quanto la moglie, casalinga, non ha alcun
diritto sui conti, seppure cointestati ma con firme disgiunte,
alimentati esclusivamente dal marito. Decisione ineccepibile, ritiene
l' A., dalla quale, tuttavia, emerge la sensazione che nonostante la
riforma del diritto di famiglia del 1975 il nostro ordinamento non e'
riuscito ad abbandonare quella logica tipicamente "maschilista" di
memoria fascista, sebbene da piu' parti, e dopo gli interventi della
Consulta, venga esaltato il valore sociale dell' operato svolto dalla
"povera casalinga".
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