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219896
IDG950805486
95.08.05486 - Ist. Doc. Giur. / CNR - Firenze
Zorzi Giustiniani Antonio
Forma di governo e disciplina dell' economia nell' evoluzione del pensiero di Costantino Mortati
Diritto e societa', (1995), fasc. 2, pag. 143-211
(Bibliografia: a pie' di pagina o nel corpo del testo)
F4207; F427; D181
Il saggio si propone di mettere a fuoco due tematiche -l' intervento pubblico nell' economia e le forme di governo- che percorrono tutta l' opera di Mortati e si intrecciano nei momenti di piu' alta e approfondita riflessione del costituzionalista calabrese sui fini dello Stato, sui rapporti Stato-comunita' e Stato-ordinamento, sul potere di indirizzo politico, sulla Costituzione materiale, sull' evoluzione degli assetti istituzionali. Gia' nelle prime monografie su "L' Ordinamento del governo nel nuovo diritto pubblico italiano" del 1931 e su "La costituzione in senso materiale" del 1940, Mortati insiste sul nesso tra omogeneita' del corpo sociale e stabilita' istituzionale e include tra i fini precipui dello Stato contemporaneo quello di "promuovere e assicurare l' unita' del popolo", ovvero di assecondare con opportuni interventi nel campo economico e sociale la integrazione delle varie classi e gruppi sociali. Per Mortati vi e' una stretta interdipendenza tra forma dello Stato e forma di governo, attesa la strumentalita' dell' assetto istituzionale rispetto alle finalita' e ai valori fondanti dello Stato. L' excursus storico delle varie forme di Stato che si sono avvicendate dall' "ancien regime" al secondo dopoguerra, magistralmente sintetizzato da Mortati nelle lezioni sulle "Forme di governo", fa perno proprio sulla nozione di omogeneita' del sostrato sociale, che esprime la "classe dirigente" ovvero la "classe governante" di un dato ordinamento politico-istituzionale. Nello Stato liberale, l' egemonia borghese e' incarnata dalla centralita' dell' organo rappresentativo, che nella fase iniziale e' bilanciata dal potere regio e da' vita a un parlamentarismo equilibrato o dualista, nel quale convivono due diverse fonti di legittimazione politica, la sovranita' della nazione e la prerogativa regia. Solo successivamente, quando la borghesia consolida il proprio ruolo epicentrico nella societa' civile e nella vita economica, il regime parlamentare evolve verso il monismo, affrancandosi da ogni condizionamento dinastico e legittimista. Quanto piu' solido e' l' insediamento sociale del ceto borghese e la sua capacita' di integrazione, attestata da politiche economiche liberiste e da una legislazione sociale illuminata, tanto piu' rapido e indolore e' il passaggio dalla forma di governo costituzionale puro al parlamentarismo, prima in versione dualista e quindi in chiave monista. L' introduzione del suffragio universale e l' avvento dei partiti di massa accentua la propensione interventistica dello Stato contemporaneo che, a partire dalla crisi del 1929, sperimenta nuove politiche con finalita' anticicliche e dirette a promuovere l' occupazione, lo sviluppo e il benessere dei ceti non abbienti, per realizzare una democrazia sociale che dia compiutezza alla democrazia politica. Il ruolo dirigista assunto dallo Stato contemporaneo rafforza in Mortati la convinzione che anche in questa fase la forma di governo piu' idonea a garantire una effettiva stabilita' politica e una reale unita' di indirizzo politico in capo all' Esecutivo sia il regime parlamentare "razionalizzato", nel quale il conseguito monismo viene ribaltato a vantaggio del Governo, che si trasforma in via definitiva da "comitato esecutivo" a "comitato direttivo" del Parlamento.
Centro diretto da G.F. Ciaurro - Camera dei Deputati



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