| Il saggio si propone di mettere a fuoco due tematiche -l' intervento
pubblico nell' economia e le forme di governo- che percorrono tutta
l' opera di Mortati e si intrecciano nei momenti di piu' alta e
approfondita riflessione del costituzionalista calabrese sui fini
dello Stato, sui rapporti Stato-comunita' e Stato-ordinamento, sul
potere di indirizzo politico, sulla Costituzione materiale, sull'
evoluzione degli assetti istituzionali. Gia' nelle prime monografie
su "L' Ordinamento del governo nel nuovo diritto pubblico italiano"
del 1931 e su "La costituzione in senso materiale" del 1940, Mortati
insiste sul nesso tra omogeneita' del corpo sociale e stabilita'
istituzionale e include tra i fini precipui dello Stato contemporaneo
quello di "promuovere e assicurare l' unita' del popolo", ovvero di
assecondare con opportuni interventi nel campo economico e sociale la
integrazione delle varie classi e gruppi sociali. Per Mortati vi e'
una stretta interdipendenza tra forma dello Stato e forma di governo,
attesa la strumentalita' dell' assetto istituzionale rispetto alle
finalita' e ai valori fondanti dello Stato. L' excursus storico delle
varie forme di Stato che si sono avvicendate dall' "ancien regime" al
secondo dopoguerra, magistralmente sintetizzato da Mortati nelle
lezioni sulle "Forme di governo", fa perno proprio sulla nozione di
omogeneita' del sostrato sociale, che esprime la "classe dirigente"
ovvero la "classe governante" di un dato ordinamento
politico-istituzionale. Nello Stato liberale, l' egemonia borghese e'
incarnata dalla centralita' dell' organo rappresentativo, che nella
fase iniziale e' bilanciata dal potere regio e da' vita a un
parlamentarismo equilibrato o dualista, nel quale convivono due
diverse fonti di legittimazione politica, la sovranita' della nazione
e la prerogativa regia. Solo successivamente, quando la borghesia
consolida il proprio ruolo epicentrico nella societa' civile e nella
vita economica, il regime parlamentare evolve verso il monismo,
affrancandosi da ogni condizionamento dinastico e legittimista.
Quanto piu' solido e' l' insediamento sociale del ceto borghese e la
sua capacita' di integrazione, attestata da politiche economiche
liberiste e da una legislazione sociale illuminata, tanto piu' rapido
e indolore e' il passaggio dalla forma di governo costituzionale puro
al parlamentarismo, prima in versione dualista e quindi in chiave
monista. L' introduzione del suffragio universale e l' avvento dei
partiti di massa accentua la propensione interventistica dello Stato
contemporaneo che, a partire dalla crisi del 1929, sperimenta nuove
politiche con finalita' anticicliche e dirette a promuovere l'
occupazione, lo sviluppo e il benessere dei ceti non abbienti, per
realizzare una democrazia sociale che dia compiutezza alla democrazia
politica. Il ruolo dirigista assunto dallo Stato contemporaneo
rafforza in Mortati la convinzione che anche in questa fase la forma
di governo piu' idonea a garantire una effettiva stabilita' politica
e una reale unita' di indirizzo politico in capo all' Esecutivo sia
il regime parlamentare "razionalizzato", nel quale il conseguito
monismo viene ribaltato a vantaggio del Governo, che si trasforma in
via definitiva da "comitato esecutivo" a "comitato direttivo" del
Parlamento.
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