| Sulla situazione che si determina con l' uscita (per morte, per
recesso, per estromissione) di un socio dalla societa' personale, l'
A. interviene segnalando le punte piu' aspre della problematica,
specie per quanto riguarda i criteri e le modalita' da seguire nella
liquidazione della quota. Il valore d' avviamento, si domanda, fa
parte della quota? Nella societa' di due soci l' uscita dell' uno
determina la paralisi o la prosecuzione della societa'? E cosa
avviene nel "semestre bianco" assegnato al socio superstite per
ricostruire la pluralita' dei soci? E quali riflessi cadono sulla
societa' se il fallimento colpisce uno dei soci? Quali sono le
differenze tra una societa' di fatto ed una societa' regolare? Come
si valuta un' azienda sociale in funzionamento? In quali casi l'
inventario ed il bilancio sono obbligatori e quale funzione hanno? A
questi ed a tanti altri interrogativi l' A. risponde presentando le
annose opinioni di dottrina e di giurisprudenza, non mancando di
segnalare, per alcuni istituti, la necessita' di una "correzione"
legislativa. Nel saggio, l' A. ripropone gli insegnamenti venuti
dalla lunga pratica forense nel campo societario e concorsuale,
facendo perno sulle recenti o risalenti talvolta contraddittorie,
prese di posizione della giurisprudenza onoraria o contenziosa e
sulle ripercussioni in dottrina delle decisioni di volta in volta
assunte e dei principi affermati. E' di sicuro un panorama dal quale
i dubbi interpretativi si staccano ed emergono, senza lasciarsi
omologare nelle ipotesi di scuola, proprio perche' si tratta di
proiezioni giuridiche su accadimenti incisivi nella conduzione, nella
titolarita' e nello svolgimento delle imprese commerciali collettive
fondate (non gia' sul capitale, ma) sulle persone e sulla loro
partecipazione.
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