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| IDG831303521 | |
| 83.13.03521 - Ist. Doc. Giur. / CNR - Firenze
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| Mereu Italo
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| Sentenza Tobagi: non e' giusto prendersela con i giudici quando il
difetto sta nella legge. Lacrime di coccodrillo sui pentiti
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| Sole, an. 119 (1983), fasc. 284 (6 dicembre), pag. 3
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| D5101
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| (Sommario: L' errore piu' grave e' non prevedere attenuanti per chi
e' imputato di semplice associazione)
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| L' A., richiamandosi alla sentenza per il delitto Tobagi, sentenza
che ha visto mettere in liberta' gli assassini del giornalista,
avendo beneficiato della l. 29 maggio 1982, n. 304 sui "pentiti",
respinge le critiche mosse ai giudici i quali, sostiene, non hanno
fatto altro che applicare la legge. Il difetto sta nella legge, che
ricalca una vecchia cultura repressiva che prevedeva la delazione, e
il delatore, appunto, veniva chiamato "impunito", cosi' come oggi
viene chiamato "pentito". Secondo l' A., l' aspetto turpe di questa
legge non e' tanto il mandare in liberta' gli assassini-pentiti,
quanto il non prevedere nessuna attenuante per coloro che pur facendo
parte di gruppi rivoluzionari non si sono macchiati di altri reati
oltre quello associativo, e dunque non possono, anche volendo,
pentirsi perche' non hanno ferito o assassinato nessuno. L' A.
afferma che i benefici che la legge elargisce sono solo per i
pluriomicidi. Cio' "vuol dire che nella libera Italia democratica il
dissenso politico "organizzato" e' punito in misura piu' grave che l'
assassinio o la gambizzazione di una persona".
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| l. 29 maggio 1982, n. 304
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| Rassegna stampa a cura di: G. Ipsevich, S. Stoppoloni, E. Zampetti
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