| L' A. prende spunto dalla cessazione dell' attivita' della Cassa del
Mezzogiorno, decretata dalla bocciatura del d.l. 31 luglio 1984, n.
401, per svolgere un' analisi della "filosofia" sottesa alla sua
fondazione, 35 anni orsono. Un' impostazione teorica fondata sulla
convinzione che fosse possibile conciliare insieme, al di fuori di un
disegno programmatorio, libero mercato e intervento pubblico dette
vita a questo Ente. Questa impostazione si e' dimostrata errata in
quanto l' interventismo meridionale, ben presto, e' stato subordinato
alle convenienze del modello economico dominante, come supporto,
cioe', dei gruppi capitalistici dominanti. L' incertezza del Governo
attuale di fronte alla nuova situazione suggerisce due ipotesi: o si
tende a riproporre l' intervento straordinario nell' ambito della
doppiezza descritta, e tanto dannosa; oppure si tende a riproporre
una qualche forma di intervento straordinario, ma con l' intento di
fondo di lasciare il Mezzogiorno in balia delle regole di convenienza
del liberismo economico. L' A. respinge ambedue queste ipotesi.
Sostiene la necessita' di una politica meridionalistica che tenga
conto del fatto che la disoccupazione italiana e' in grandissima
parte meridionale, che il degrado urbano nel Mezzogiorno tocca ormai
livelli di guardia, che il risanamento delle istituzioni democratiche
si trova sullo stesso livello di degrado.
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