| L' A. richiama una serie di atteggiamenti e dichiarazioni di
esponenti della Chiesa sul perdono, in relazione al comportamento di
terroristi detenuti che manifestano pentimento. L' A. afferma che su
questo atteggiamento della Chiesa e' possibile un giudizio giuridico
e politico, dal momento che la Chiesa, nel suo dialogo con i
"fratelli brigatisti", da' sempre piu' l' impressione di uscire dalla
sfera che le compete, quella morale, per entrare in quella statale.
Stabilite puntualmente le differenze tra la sfera sacramentale della
confessione e, quindi, della carita' e del perdono come atteggiamenti
soggettivi, e la sfera pubblica dello Stato di diritto che si fonda
su meccanismi impersonali e automatici, cioe' le "norme", l' A.
sostiene che queste iniziative della Chiesa finiscono per alimentare
sentimenti che poi si concretizzano nell' indulgenza e nel perdonismo
delle amnistie e dei condoni.
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