| Viene offerto un ampio panorama di dichiarazioni di esponenti
politici in merito alla proposta avanzata dalla Democrazia cristiana
di procedere, nell' ambito delle riforme istituzionali, intanto, ad
una riforma del sistema elettorale di taglio maggioritario. Questi,
in sintesi, i contenuti di tali dichiarazioni. Gino Giugni: una
riforma elettorale che preveda il premio di maggioranza si fonda su
una formula molto infelice, come risulto' essere nel 1953. Salvo
Ando': le riforme istituzionali non possono riguardare solo la legge
elettorale, ne' i c.d. "rami alti" del sistema. Enrico Manca: prima
della riforma elettorale si dovrebbe procedere alle riforme
possibili, come quella del regolamento della Camera e della
funzionalita' del sistema. Francesco Tempestini: i temi prioritari da
prendere in esame sono altri, e cioe' la difficile governabilita', i
regolamenti parlamentari fatti su misura per l' ostruzionismo, il
processo legislativo quasi paralizzato, l'inefficienza degli organi
dello Stato. Dino Felisetti: le proposte democristiane, discutibili
nella forma e sospette nelle finalita', hanno, tuttavia, fondamento
nella sostanza dei fatti. Carlo Donat Cattin: una legge elettorale
maggioritaria comporterebbe ulteriore tensione. Battaglia, capogruppo
del PRI alla Camera; una cosa e' la riforma delle istituzioni, altra
cosa e' la riforma elettorale; i meccanismi di decisione dello Stato
sono tutt' altra cosa dai meccanismi di rappresentanza delle forze
politiche. Ruffilli: la Commissione bicamerale non e' stata immobile
ma ha svolto un ottimo lavoro. Antonio Patuelli: vi e' una
sopravvalutazione dell' incidenza delle riforme dei sistemi
elettorali in Italia per la governabilita' delle istituzioni.
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