| L' A. interviene, mentre e' in corso il congresso mondiale delle
Comunita' terapeutiche, sul problema delle possibilita' alternative
al carcere per i detenuti tossicodipendenti. Premesso che ormai quasi
il 30% della popolazione carceraria e' formato di tossicodipendenti,
sottolinea che dalle esperienze straniere non sono venute indicazioni
utili per risolvere il caso italiano. Comunque e' emerso che la
terapia del tossicodipendente in carcere e' destinata a un quasi
certo fallimento, in quanto esiste una incompatibilita' di fondo fra
un' educazione alla liberta' e il carcere, che e' privazione della
liberta'. L' A. giudica non inutile, ma insufficiente la proposta del
ministro Martinazzoli di creare un circuito carcerario riservato ai
tossicodipendenti, e afferma che la strada migliore, anche alla luce
delle esperienze straniere, e' il ricovero in comunita' estranee alle
strutture carcerarie. Suggerisce di sperimentare, con lievi
modifiche, istituti come l' affidamento in prova, la sospensione
condizionale della pena, la liberta' provvisoria e gli arresti
domiciliari.
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