| L' A., riferendosi a un recente manifesto di alcuni medici francesi,
rileva che anche in Italia, prima o poi, ci sara' da fare i conti col
problema dell' eutanasia, e nega che sia un problema analogo a quello
dell' aborto. Infatti l' aborto, evento deprecabile dal punto di
vista morale, puo' essere diversamente considerato dal punto di vista
penale; l' eutanasia, invece, e' deprecabile a tutti i livelli:
giuridico, morale e ontologico. L' A. non ritiene possibile condurre
sotto il controllo pubblico un patto di morte, stipulato fra privati,
ch' e' cosa ben diversa dal rinunciare ai mezzi tecnici che riescono
appena a garantire una sopravvivenza biologica: fra i 2 casi c' e'
una differenza abissale. Contesta anche l' ammissibilita' del
"testamento biologico", col quale cittadini in pieno possesso delle
proprie facolta' manifestano il desiderio del ricorso all' eutanasia.
Conclude che tutti, credenti o no, debbono essere d' accordo, in base
a un fondamentale principio di civilta', sull' incompetenza dell'
uomo a decidere di porre fine alla propria vita.
| |