| Sono state esaminate, in sala stampa, anche le conseguenze del d.l.
28 novembre 1984, n. 791, che ha modificato il trattamento fiscale di
una parte dei titoli pubblici detenuti dalle imprese e dagli istituti
di credito. Giannino Parravicini, presidente dell' Associazione
Bancaria Italiana (ABI), ha rilevato che le banche, per l' acquisto
di titoli, utilizzano, oltre alla raccolta, anche il patrimonio.
Questo provvedimento costringe il sistema bancario ad affrontare una
realta' profondamente mutata. Roberto Scheda, vicepresidente dell'
Associazione Casse di Risparmio (ACRI), ha evidenziato l'
opportunita' di apportare modifiche al decreto, "per evitare che si
determinino distorsioni di segno opposto a quelle che si sono volute
evitare". Secondo Piero Barucci, fra gli altri effetti, il
provvedimento, secondo la regola della traslazione delle imposte,
provochera' quello di una ricaduta dei costi conseguenti sul
"consumatore finale", cioe' sul risparmiatore. Secondo Camillo
Ferrari, il provvedimento verra' a costare al sistema bancario, quale
onere d' impresa, centinaia di miliardi. Le banche, quindi, o
trasferiranno gli effetti, oppure saranno costrette a ridurre gli
utili.
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