| A proposito del particolare clima attuale nei confronti di chi si e'
macchiato di gravi crimini, tanto da far definire dal giornalista
Nello Ajello l' Italia come "Perdonopoli", l' A. si interroga,
stimolato da una domanda dello stesso giornalista, sull'
atteggiamento della cultura laica in tale situazione. L' A.,
rifacendosi prima a Kant e quindi a Beccaria, sostiene come la
funzione della pena sia incompatibile con "gli sconti" derivanti dal
perdono. Tale ultima prerogativa, riporta l' A., e' di spettanza del
principe, che per altro considera la societa' come oggetto per i moti
del suo animo, ma la cultura laica e' giunta nel suo sviluppo a non
avere ne' volere un principe. Una ferma legge a tutela dell'
ordinamento sociale, per l' A., costituisce il momento piu' alto di
una coscienza laica, indebolirla al momento dell' esecuzione e' atto
contrario a tale espressione.
| |