| Tutte le forze politiche concordano sulla necessita' di migliorare la
produttivita' del Parlamento e di ridurre il ricorso alla
decretazione d' urgenza. Le indicazioni, in generale, sono per la
delegificazione, la riforma dei regolamenti, la realizzazione delle
"corsie preferenziali". Viene riportata una serie di prese di
posizione di esponenti politici. Giorgio Napolitano: occorre limitare
istituzionalmente il ricorso ai decreti legge e rafforzare, in via
regolamentare, la possibilita' di procedimenti abbreviati per
progetti urgenti sia del Governo che dei Gruppi. Filippo Cavazzuti:
la causa di molti problemi e' da ricercare nella cattiva
organizzazione dei lavori parlamentari. Antonio Del Pennino: il
Parlamento si occupa di troppi problemi minuti, per la mancanza di
un' ampia riserva amministrativa; in molti casi l' iniziativa
legislativa rappresenta, per molti parlamentari, un mezzo per
acquisire particolari consensi elettorali. Fabio Fabbri: il
Parlamento funziona a basso regime; occorre cancellare la "terza
Camera" rappresentata dalle Commissioni bicamerali e occorre
riformare i regolamenti ipergarantisti. Dante Schietroma: tra le
cause della scarsa produttivita' vanno annoverate le "leggine". Beppe
Facchetti: il ricorso al decreto legge, spesso, e' l' unico mezzo per
superare ostacoli e ritardi dovuti al particolare rapporto tra
Governo e Parlamento e tra maggioranza e opposizione; occorre
realizzare le indicazioni della Commissione bicamerale per le riforme
istituzionali. Francesco D' Onofrio: causa di tanti ritardi e
difficolta' e' il nodo politico degli aspetti di democrazia
consociativa che convivono, con difficolta', con l' esigenza di un
nuovo ruolo di maggioranza e opposizione. Tarcisio Gitti: in questo
ambito gioca in modo decisivo l' atteggiamento ambiguo del PCI che
oscilla tra schemi consociativi e la pratica di un confronto chiaro,
tipico della democrazia dell' alternanza.
| |