| In un editoriale non firmato (gia' riassunto), apparso su questo
giornale, si sosteneva l' opportunita' di attribuire autonomi poteri
impositivi ai Comuni, come elemento di freno della spesa e strumento
di controllo degli elettori sugli amministratori locali. L' A.,
ministro delle Finanze, sviluppa in 5 punti una serie di motivi per
sostenere che il problema dell' autonomia impositiva locale e' piu'
complesso e difficile di quanto si ritiene da piu' parti: occorre
evitare che nuove imposte comunali si aggiungano alle esistenti
imposizioni erariali, come e' avvenuto per la sovrimposta comunale
sui fabbricati (SOCOF); ricorre la necessita' di inserire norme
rigorose di controllo sulle spese dei Comuni e limitazioni nelle
competenze decisionali degli organi locali; mancanza di certezza
sulla possibilita' di un piu' diretto controllo e di una piu'
responsabile valutazione da parte dell' elettorato sulle gestioni
delle amministrazioni comunali; necessita' di evitare il riformarsi
di una burocrazia tributaria da parte dei Comuni, e di evitare che
alla discrezionalita' impositiva si accompagni anche una
discrezionalita' nella applicazione dei tributi. In conclusione,
afferma l' A., il problema dell' autonomia impositiva degli Enti
locali e' complesso e appare dottrinario e illuministico pensare a
meccaniche corrispondenze fra l' autonomia impositiva, da un lato, e
la riduzione delle spese e il giudizio degli elettori, dall' altro.
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