| L' A. si richiama a certe reazioni, ritenute eccessive, che hanno
fatto seguito alla notizia che alcuni magistrati sono attualmente
oggetto di accertamenti penali e amministrativi, per ritenere che
certi eccessi possono dare luogo al dubbio che si sia in presenza di
una campagna programmata e finalizzata contro la magistratura. Il
fatto che i controlli e gli eventuali provvedimenti sanzionatori
siano affidati al Cons. Sup. Mag., ossia ad un organo del tutto
autonomo e composto prevalentemente da magistrati, pone il problema
della pubblicita' dei suoi provvedimenti. Proprio muovendosi in
questa direzione il Cons. Sup. Mag. ha deciso recentemente di rendere
pubbliche le riunioni plenarie in cui si discute sulla posizione dei
vari magistrati. E' indubbiamente una svolta di qualita' nel rispetto
del principio della "casa di vetro" in cui dovrebbe permanentemente
abitare lo Stato democratico. Questa conquista democratica, pero',
comporta dei costi. Il magistrato inquisito, infatti, diventa oggetto
non solo di eccessiva curiosita', ma rischia di vedere compromessa la
reputazione al di la' dei suoi demeriti, specialmente quando venga
sottoposto a trasferimento d' ufficio. Per questo, sostiene l' A.,
pur nel rispetto della trasparenza, il Cons. Sup. Mag. dovrebbe
disciplinare diversamente la pubblicita' delle proprie sedute,
distinguendo la fase dell' inchiesta da quella della elaborazione
delle decisioni. La prima dovrebbe rimanere segreta, la seconda
dovrebbe continuare ad essere pubblica per garantire la trasparenza
dei controlli democratici della stampa.
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