| Nel corso dell' intervista, il ministro del Tesoro spiega che l' idea
di un "salario d' ingresso", ovvero ridotto rispetto a quello
previsto per lo svolgimento delle stesse mansioni, e' nata dal fatto
che nelle aziende si evita di assumere giovani, con scarsa esperienza
di lavoro, in quanto se, teoricamente, il salario di un nuovo assunto
corrisponde alla meta' di quello raggiunto da chi e' al massimo della
carriera, nella realta' fra scala mobile, trattenute fiscali ed
eventuali carichi di famiglia, la differenza si riduce a poco piu'
del 20%, per cui se il mercato del lavoro e' in grado di sviluppare
occupazione bisogna accettare uno sconto sulla retribuzione; e i
giovani, secondo l' intervistato, bisogna comprendano che il
raffronto non lo devono fare tra le diverse retribuzioni, ma tra la
disoccupazione e il salario ridotto. Nel proseguimento dell'
intervista il ministro non puo' non rilevare l' eventuale contrasto
fra la proposta e gli artt. 36 e 37 Cost. che prevedono la parita' di
retribuzione a parita' di lavoro, per altro ovviabile se a livello di
contrattazione collettiva si prevedessero figure diverse cosi' da
consentire tale operazione, come gia' fatto a proposito dell'
istituto dell' apprendistato, anche se quest' ultimo e' nato da
esigenze diverse quali la formazione di forza lavoro priva di
qualunque specializzazione, mentre in questo caso ci troviamo di
fronte a soggetti gia' qualificati professionalmente.
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