| L' A., dopo aver rilevato come nella tradizione storica italiana vi
siano forti atteggiamenti centralistici, tanto nella organizzazione
religiosa quanto in quella laica dello Stato, superati, nella prima,
dal Concilio Vaticano II e, nel secondo, con l' istituzione
costituzionale delle autonomie locali e il decentramento
amministrativo, si domanda quanto quest' ultimo indirizzo si sia
realizzato. A tale proposito l' A. rileva che dallo studio svolto
dall' Istituto per la scienza dell' amministrazione pubblica (Isap),
raccolto ne "Le relazioni centro-periferia" (Giuffre' editore 1980),
si puo' evincere che potenti fattori, fra cui la distribuzione delle
risorse, il sistema dei controlli e la selezione del personale,
operano in senso centralistico. Unica eccezione risulterebbe la
Confindustria, cui sembra potersi riconoscere un effettivo pluralismo
di base, una cultura criticamente autonoma e un' autonomia politica
verso l' esterno, a conferma, secondo l' A., che non vi e' autonomia
dove non siano insieme capacita' di spesa e impositiva, esenzione da
controlli di merito e indipendenza politica nella selezione del
personale. Senza di cio', conclude l' A., si puo' al massimo avere un
decentramento tecnico o, peggio, un' autonomia ipocrita a mascherare
il centralismo, sempreche', in concreto, sia voluta una reale
autonomia nel nostro paese.
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