| L' art. 5 della l. 4 novembre 1965, n. 1213 stabilisce che sono
esclusi dalla "programmazione obbligatoria" i film privi di contenuti
artistici e spettacolari e quelli che usano il sesso "a fini
commerciali". La nuova legge finanziaria dello spettacolo approvata
dal Senato ha accolto un emendamento della DC, secondo il quale i
film di cui all' art. 5 suddetto sono esclusi dalle sovvenzioni
statali. L' A. ripercorre criticamente l' iter parlamentare di questa
legge, chiamata "legge madre", a cui dovrebbero seguire le "leggi
figlie" sulla riforma del teatro, della musica, della cinematografia.
Ritiene che inizialmente questa legge poteva considerarsi una buona
legge, di cui evidenzia gli aspetti positivi, in particolare per l'
introduzione del "tax-shelter", ossia della detassazione sugli utili
reinvestiti nella produzione. L' introduzione dell' emendamento che,
secondo l' A., non tende a negare i finanziamenti solo a c.d. "film a
luce rossa" ma, come nel passato, a quelli di elevato impegno
culturale e civile, nonche' il taglio dei finanziamenti suscitano il
sospetto che questa legge sia destinata all' insabbiamento. L' A.
auspica in ogni caso, la soppressione dell' emendamento da parte
della Camera per non sommare alla censura ordinaria anche la "censura
economica".
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