| L' A., giudice istruttore, affronta il tema della violazione del
segreto istruttorio, indicando alcuni strumenti per ridurne la
portata e quindi gli effetti talvolta gravi. A violare tale segreto,
spesso, sono gli stessi giudici, vuoi per finalita' inquisitorie,
vuoi, in molti casi, perche' sollecitati da "protagonismo". I
giornalisti, poi, sempre a caccia dello "scoop", cercano collegamenti
stabili con questo o quel magistrato. Per rompere questo rapporto,
suggerisce l' A., occorrerebbe fissare legislativamente il divieto di
citare il nome del magistrato, notiziando di casi giudiziari,
limitandosi il giornalista a citare l' ufficio giudiziario presso il
quale il magistrato titolare dell' inchiesta presta servizio. Altro
rimedio potrebbe essere quello di prevedere l' obbligo di dare corso
ai procedimenti "piu' antichi" prima degli altri, salve le eccezioni
di urgenza. Infine dovrebbe essere esercitato un piu' penetrante
controllo da parte dei capi degli uffici, dei titolari dell' azione
disciplinare, del Cons. Sup. Mag. nei casi accertati di violazione
del segreto istruttorio.
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