| L' A. afferma che la crisi dell' istituzione parlamentare non deriva
dal fatto che ha troppi poteri, ma dal fatto che ne ha troppo pochi,
in senso non numerico bensi' qualitativo. Infatti il Parlamento non
ha la possibilita' di conoscere a fondo e di incidere su questioni
come la pace, lo sviluppo, la qualita' della vita. Inoltre, il
Parlamento ha la necessita' di avere come interlocutore un Governo
forte, che sappia farsi promotore di scelte effettive;
contemporaneamente, devono essere rafforzate anche le istituzioni
europee. L' A. avverte poi la necessita' di rivedere i rapporti fra
sindacato e istanze decisionali dello Stato, e fra organismi della
rappresentanza sociale e istituti della rappresentanza politica,
tenendo anche presente che la soggettivita' politica non puo'
esaurirsi nei partiti. Sollecita quindi una razionalizzazione del
sistema di governo parlamentare, che parta dalla riduzione del
Parlamento ad una sola Camera. Una tale iniziativa e' indispensabile
anche per frenare la "riforma di fatto" posta in atto nell' ultimo
periodo, che frena la liberta' d' azione del Parlamento con la
decretazione d' urgenza, il voto di fiducia, il controllo sul
calendario di lavoro. Dopo aver lamentato la mancanza di analisi
approfondite sul fenomeno della corporativizzazione, l' A. sostiene
che la "riforma strisciante" in atto non e' in grado di dare risposte
valide all' attuale crisi di rappresentanza e di legittimazione che
stanno vivendo le istituzioni. La discussione in atto, conclude l'
A., non riguarda l' ammodernamento di vecchie macchine istituzionali,
ma il tipo di Stato.
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