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Documento


53901
IDG881303655
88.13.03655 - Ist. Doc. Giur. / CNR - Firenze
Zangari Guido
Vantaggi e limiti del disegno di legge di riforma. Finalmente uno stato per i manager pubblici
Sole, an. 124 (1988), fasc. 319 (8 dicembre), pag. 4
(testo con tabelle e/o grafici)
D143; D172
Il criterio ispiratore del disegno di legge di riforma della dirigenza pubblica e' da accogliere. Esso, infatti, si propone di separare l' azione di indirizzo da quella gestoria, attribuendo la prima ai ministri, e riservando la seconda ai dirigenti. Insorgono, pero', dubbi circa la possibilita' che questo criterio sia coerentemente applicato. Secondo l' A., ai Ministeri e alle altre amministrazioni dirette dovrebbero essere lasciati soltanto poteri d' indirizzo, mentre quelli organizzativi, attivi e gestori dovrebbero essere riservati alla "burocrazia dirigenziale", messa ai vertici di strutture piu' autonome ed efficienti, di tipo imprenditoriale. Perplessita' suscita la norma che prevede di dimettere i dirigenti responsabili di cattivo rendimento gestionale, potendo, cosi', aver luogo l' allontanamento di persone scomode. Altro motivo di perplessita' e' dato dalla decisione di fissare un "contingente" nell' assunzione di dirigenti a rapporto privato. (Titolo: 2 col / Testo: 1.3 col).
Rassegna stampa a cura di: G. Ipsevich, S. Stoppoloni, E. Zampetti



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