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Stampa giuridica

Documento


54262
IDG891300297
89.13.00297 - Ist. Doc. Giur. / CNR - Firenze
Galli della Loggia Ernesto
Quando lo Stato rinuncia alla forza. Mafia permettendo
Stampa, an. 123 (1989), fasc. 12 (15 gennaio), pag. 1
D51310; D683
L' A. giudica utopistico coinvolgere nella lotta alla mafia, attraverso un' azione complessiva, il Governo centrale, le amministrazioni e tutte le istanze sociali; infatti caratteristica della mafia e' proprio quella di occupare spazi politici e sociali. L' A. ritiene quindi che la lotta alla mafia in Sicilia e in Calabria debba essere "importata dall' Italia", prendendo atto del fatto che le sole forze locali non sono in grado di affrontarla. La lotta dello Stato alla mafia dev' essere essenzialmente bellica. La mafia puo' essere battuta solo sul piano della forza, non con i dibattimenti nei Tribunali. L' A. puntualizza che per prospettiva bellica intende "l' imposizione della legge in determinati campi attraverso un impiego unilaterale e incontrollato della forza". L' A. suggerisce, a titolo di esempio, di affidare poteri speciali ai Prefetti: comminare sanzioni a chi viaggia in autobus senza biglietto, licenziare i dipendenti pubblici assenteisti, sciogliere qualsiasi consiglio di gestione di USL o azienda pubblica che non faccia il suo dovere, ecc. Questi interventi comporterebbero la proclamazione di una sorta di stato di guerra, comunque preferibile alla "strisciante quanto inefficace violazione quotidiana delle norme costituzionali". Probabilmente, conclude l' A., la guerra alla mafia non si fara'; siciliani e calabresi potranno continuare a vivere tranquilli e alla merce' del potere criminale. (Titolo: 5 col / Testo: 1.7 col).
Rassegna stampa a cura di: G. Ipsevich, S. Stoppoloni, E. Zampetti



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