| l' a. riporta gli art. 101, secondo comma, e 104, primo comma, della
costituzione i quali essenzialmente dicono che il giudice e' soggetto
soltanto alla legge ed e' indipendente da qualsiasi altro potere. se
per l' art. 104 non sorgono particolari difficolta', problematico e'
invece il discorso, secondo l' a., per quanto concerne l' art. 101
che al secondo comma afferma che "i giudici sono soggetti soltanto
alla legge". cosa vuol dire cio'? si chiede l' a. si vuol dire che il
giudice e' soggetto all' interpretazione prevalente? oppure che deve
tentare di penetrare a fondo ed autonomamente il significato della
legge? oppure che deve trovare un equilibrio tra interpretazione
tradizionale e novita'? e' un problema questo, dice l' a., che
investe l' essenza stessa della certezza del diritto. se infatti la
norma che "il giudice e' soggetto soltanto alla legge" venisse letta
nel senso della assoluta liberta' interpretativa di ciascun
magistrato, si arriverebbe alla conseguenza che un medesimo dettato
normativo potrebbe ricevere applicazioni del tutto differenti. si
cadrebbe cosi', nota l' a., in un' anarchia interpretativa che
porrebbe il cittadino, in spregio al principio dell' eguaglianza, in
una totale incertezza. l' a. riassume successivamente una relazione
tenuta dal professore cotta al convegno organizzato dal settimanale
il mondo sul tema "crisi ideale e funzionale della giustizia". l' a.
concorda con le conclusioni di cotta, il quale osserva che se si
ammettesse la liberta' interpretativa di ciascun giudice verrebbe
meno la stessa ragion d' essere della magistratura. si tratta,
conclude l' a., di problemi veramente vitali, perche' al di la' della
liberta' del giudice vi deve essere la liberta' di ciascuno di noi.
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