| l' a. afferma che l' esigenza regionale puo' essere soddisfatta senza
contraddizioni a livello comunitario come a livello nazionale, in
quanto sarebbe errato identificare l' unita' europea con la
centralizzazione. tale esigenza nasce soprattutto a livello di
agricoltura, in quanto non esiste una agricoltura nazionale. l' a.
rileva una grave lacuna nei trattati comunitari in quanto essi
prevedono che tutta la politica comunitaria venga elaborata in un
dialogo tra comunita', rappresentata dalla commissione, e stati
membri, rappresentati dal consiglio dei ministri, senza intervento
istituzionalizzato di altre forze, come i sindacati. cio' non
risponde piu' alla realta' in quanto non si ha piu' lo stato unitario
che firmo' il trattato cee e il trattato di roma, ma uno stato
articolato in cui fondamentali attribuzioni normative spettano anche
alle istituzioni regionali. si pone dunque il problema di introdurre
tali enti nell' iter di elaborazione delle politiche comuni europee,
con particolare riguardo alla politica agricola. l' a. suggerisce l'
opportunita' che le regioni che nei paesi della cee hanno comunanza
di problemi stabiliscano tra loro dei collegamenti a livello
orizzontale tramite le rappresentanze elettive regionali. l' a.
considera poi il problema di un raccordo verticale tra autorita'
regionali, commissione e parlamento europeo. afferma inoltre l'
esigenza politica di una consultazione preventiva delle regioni,
attraverso la commissione interregionale gia' esistente presso il
ministero del bilancio e della programmazione. il ruolo delle regioni
nell' applicazione nel paese delle direttive comunitarie adottate e',
per l' a., nel senso di uno stato garante di tale attuazione ma non
come esecutore bensi' come controllore dell' attuazione da parte
delle regioni.
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