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| IDG751203838 | |
| 75.12.03838 - Ist. Doc. Giur. / CNR - Firenze
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| giasanti alberto
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| aspetti sociologici della devianza minorile
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| Probl. minor., s. 34, an. 42 (1973), fasc. 1, pag. 7-25
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| (Bibliografia: a fine articolo o capitolo)
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| d59
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| l' a. esamina i diversi tipi di devianza minorile riscontrabile nella
societa' italiana. un primo tipo e' dato dal giovane che diventa
deviante perche' questa e' l' unica risposta che il sistema gli
permette. l' idea, infatti, che egli si fa della societa' in cui vive
e' quella di un mondo in cui le differenze sociali sono differenze di
ricchezza: gli si offre un unico valore assoluto: chi ha piu' soldi
vale di piu', sicche' il minore rapina e compie furti per avere
denaro da spendere come l' attuale societa' gli impone. si delinea
cosi' la figura dell' innovatore, caratterizzata dall' accettazione
delle mete culturali della societa' e dal rifiuto dei mezzi
istituzionali per raggiungerla. questo tipo puo' trasformarsi in una
figura socialmente piu' pericolosa, quella dell' esasperazione
(rifiuto delle mete culturali e sostituzione dei mezzi istituzionali)
fino ad arrivare al ribellismo. si puo' avere, oltre a tali tipi di
devianza attiva, l' altro fenomeno della devianza passiva o rinuncia,
che consiste nel rifiuto tanto dei mezzi quanto delle mete
culturalmente dominanti. il rinunciatario si vede emarginato da una
societa' competitiva in cui egli non puo' trovare posto e si
rinchiude in un proprio mondo: esempio tipico i drogati. il reupero
sociale del deviante viene attuato attraverso istituti come la casa
di rieducazione, il manicomio o il carcere, attraverso i quali si
cerca di modificare il comportamento antisociale del minore, in modo
che questi si convinca che il dovere nei confronti della societa' e'
la integrazione in essa attraverso un comportamento conforme alle
regole.
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