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| IDG791300400 | |
| 79.13.00400 - Ist. Doc. Giur. / CNR - Firenze
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| branca giuseppe
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| non con gioia ma con speranza
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| Messaggero, an. 101 (1979), fasc. 40 (11 febbraio), pag. 1
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| d943; d944
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| il concordato, scrive l' a., fu una convenzione fra 2 autocrati:
mussolini e pio xi. tra i motivi minori quello di glorificare il
"regime" come l' unico capace di questa "impresa storica" da una
parte e l' antisocialismo dall' altra. ci fu scarso merito da parte
del fascismo per una pace religiosa che virtualmente gia' c' era,
dato che l' anticlericalismo risorgimentale era finito prima del '
29. leone xiii aveva posto la propria attenzione sui problemi
sociali. non combattere lo stato ma entrarvi per difenderlo dal
socialismo fu il programma preciso che porto' al patto gentiloni in
cui fu dato il voto ai candidati liberali. in tal modo l' alleanza
con lo stato era praticamente compiuta. con la fondazione del partito
popolare di don sturzo l' isolamento cattolico era finito. il
concordato doveva rappresentare uno strumento di conservazione del
sistema e di sostegno al regime autoritario. probabilmente anche
cavour vagheggiava una pacificazione religiosa con i cattolici nell'
orbita liberale "libera chiesa in libero stato", il che praticamente
avvenne con la dc succeduta al liberalismo in crisi. il concordato va
respinto dunque, ma la costituzione lo ha adottato nella seconda
parte dell' art. 7. l' a. sostiene che oggi si sente la necessita'
della sua revisione. nessuno contesta, scrive l' a., l' autonomia
della chiesa; semmai e' questa che e' penetrata nel campo dello stato
(vedi l' insegnamento religioso, vedi i privilegi degli enti
ecclesiastici).
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| art. 7 cost.
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| Rassegna stampa a cura di: G. Ipsevich, S. Stoppoloni, E. Zampetti
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