| L' A., magistrato del Tribunale di Torino, affronta il tema della
riforma della comunicazione giudiziaria. Ripercorre le tappe di
questo istituto, risalendo al 1969 quando venne introdotto "l' avviso
di procedimento", fino alla l. 15 dicembre 1972, n. 773, ed
esaminando la prassi giurisprudenziale propensa ad elaborare una
"teoria degli equipollenti", intesa ad individuare, nella
fenomenologia processuale, alcune fattispecie destinate ad equivalere
all' avviso di procedimento e, analogamente, all' attuale
comunicazione giudiziaria. L' A. svolge, quindi, alcune
considerazioni "de jure condendo", ritenendo fondamentale evitare
tendenze riduttive di questo istituto. L' equipollenza non dovrebbe
valere oltre la materia della cattura obbligatoria e non estendersi,
percio', agli episodi meno allarmanti per i quali la cattura e' solo
facoltativa; l' esigenza che gli ordini limitativi della liberta'
siano autorizzati dalla presenza non di indizi, come avviene oggi, ma
di vere e proprie prove.
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