| L' A., a proposito degli effetti giuridici che produrra' la vittoria
degli abrograzionisti al referendum del 9 giugno, si richiama a
quanto esposto da Alessandro Pizzorusso in un suo recente intervento
su "Il foro italiano". L' articolazione del ragionamento di
Pizzorusso per cui gli effetti giuridici saranno nulli, viene
concentrata dall' A. in pochi capisaldi per cui il referendum ha
efficacia abrogativa consistente nell' eliminazione di una
disposizione normativa per il futuro, mentre la legge in questione da
abrogare ha gia' esaurito i suoi effetti, essendo stati questi
previsti per una durata limitata nel tempo, gia' trascorso. Quindi
per il futuro non vi e' nessun effetto giuridico legato alla vittoria
dei "si'" all' abrogazione del c.d. decreto di San Valentino. La
richiesta di referendum da parte del PCI avrebbe quindi creato una
macchina inutile, ma secondo Pizzorusso, riporta l' A., il referendum
e la vittoria dei "si'" ha una sua logica nella scelta politica
comunista di spezzare l' isolamento cui lo avrebbero condannato le
altre forze politiche con scelte operate, mediante la decretazione d'
urgenza, fuori dal Parlamento laddove il PCI puo' invece partecipare
e far pesare la sua presenza. La vittoria del "si'" condannerebbe
tale indirizzo per ridare centralita' al Parlamento. L' A. conclude
definendo tutta la vicenda un "machiavellismo assai goffo" e auspica
la vittoria del "no" quale condanna ad un referendum fuorviante e a
tutta una realta' distorta, nella ricerca di ristabilire sul
"machiavellismo" delle parti il dominio della legge costituzionale
interpretata in buona fede, quale suprema virtu' della democrazia.
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