| L' A., commentando la modifica approvata dal Senato che sposta da
quattordici a dodici anni l' eta' per cui si puo' parlare di
"violenza su minori", osserva come questo sia un gesto che ha, a
monte, una nuova concezione dei giovani. Rileva come per il
legislatore, quindi, quella sia gia' un' eta' responsabile, in cuiuno
fa quel che vuole, anche in materia sessuale ed ha il diritto di
volerlo. Si domanda se a dodici anni si sappia davvero abbastanza su
tali temi, e nota che anche se si possiede una maggiore quantita' di
informazioni e conoscenze, cio' non comporta automaticamente una
maggiore maturita', una maggiore padronanza dei propri sentimenti.
Concludendo, l' A. teme che la prima conseguenza di una norma del
genere, che riconosce e concede il sesso ai ragazzini, sia la sua
estrema banalizzazione.
| |